L’assemblea dei soci sceglie Kuala Lumpur e non la Fit
Con una votazione a larga maggioranza (90 per cento dei votanti) l’assemblea dei soci del 28 settembre scorso, presieduta da Gino Musacchia ha deciso di cedere in affitto a Kuala Lumpur, per 3 anni più eventuali altri tre, ma a scelta del Country, il torneo femminile di luglio del circuito Wta.
Con molto rammarico la proposta della Fit (per la verità un impegno morale del presidente Angelo Binaghi), è stata ritenuta incompleta e tardiva rispetto ai tempi fissati dalla stessa Wta: contratto da depositare entro il 30 settembre.
In pratica mentre la società malese Carbon Worldwide aveva sino dalla fine di agosto presentato alla Wta e al Country una proposta di contratto definita in ogni particolare e pronta per la firma, la Fit aveva cercato un salvataggio in corsa per tentare di mantenere in Italia il torneo con 26 anni di storia. Infatti giovedì 26 settembre, il Presidente del club Giorgio Cammarata ed il direttore del torneo Oliviero Palma erano stati convocati a Roma per incontrare Binaghi ed altri componenti del consiglio direttivo, tra cui il vicepresidente, il palermitano Iano Monaco.
Dall’incontro era scaturita sì la volontà della Fit di offrire al Country condizioni simili a quelle proposte dai malesi, ma a ciò non sono seguite le necessarie garanzie per potere scartare l’ipotesi malese. In sintesi se i dirigenti del Country avrebbero anche potuto accettare le condizioni della Fit, leggermente peggiorative, era vincolante la condicio sine qua non del termine improcrastinabile del 30 settembre per depositare alla Wta il contratto firmato. Una data impossibile da mantenere da parte della Fit senza il giusto consenso del proprio ufficio legale, chiesto da Binaghi. Tempi purtroppo fuori da ogni logica.
Così la domanda più ricorrente fatta dai soci intervenuti in assemblea è stata: “Come mai la Federtennis si è fatta avanti solo il 26 settembre? Non poteva intervenire molto prima? Ci sarebbe piaciuto che il nostro torneo fosse rimasto in Italia”. Come se fosse stato chiamato un medico al capezzale del moribondo non ai primi sintomi della malattia ma solo in punto di morte, con il sacerdote pronto alla estrema unzione. Nessuno può dire che non fossero note da tempo le difficoltà economiche del Country, ampiamente poste in risalto dalla stampa regionale e in parte da quella nazionale.
La frittata è ormai fatta, con buona complicità della Regione Sicilia, distratta da altri eventi, da beghe politiche e da mancati controlli sugli sprechi fatti in passato, piuttosto che salvare uno dei pochi appuntamenti sportivi di grande valenza internazionale. Si è perduta anche una occasione di lavoro per tanti addetti e benefici consistenti per tutto l’indotto, da alberghi, a ristoranti, a negozi vari. La cosa triste è che i siciliani, e palermitani in particolare, ormai ci stanno facendo l’abitudine allo sport che scompare. Al di la di qualche reazione di appassionati, sembrava logico attendere proteste e risentimenti da parte delle istituzioni di qualsiasi genere, sportive, politiche, sociali. Ben poco o nulla al fatto che Palermo continua ad impoverirsi di eventi a dispetto della candidatura a Capitale europea dello sport del 2017. Così almeno per tre anni la Malesia si godrà dal 2014 il torneo femminile da 250 mila dollari.
Il futuro. “Il nostro intendimento – dice Giorgio Cammarata – è quello di preparare il terreno al recupero del torneo. Vorremmo essere pronti alla fine del 2016 a sciogliere il contratto con i malesi e dal 2017 tornare nel calendario Wta. Certamente è un auspicio, ma i tempi duri debbono pur avere fine. Ci auguriamo che soprattutto la Regione possa tornare a sostenere grandi eventi sportivi a forte valenza turistica e che gli sponsor privati ritornino ad investire nello sport”.
“Come annunciato – aggiunge Sandro Di Piazza – non toccheremo un euro dai circa 340 mila che dovremmo ricevere nei tre anni di affitto dalla società malese. Fondi da accantonare e destinare alla ripresa della manifestazione. Pensiamo in particolare a cambiare look al campo centrale sempre con strutture mobili ma totalmente da rinnovare. Nonché a tante altre migliorie da apportare in funzione del torneo, che purtroppo per ristrettezze economiche non abbiamo potuto realizzare in questi ultimi anni”.